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Ovaio, più protette con gravidanza e pillola



Un figlio o un anno di contraccezione orale ridurrebbero dell’8-10% il rischio di tumore, ma non sono chiari questi meccanismi “difensivi”.



Ogni mese di gravidanza o di pillola anticoncezionale può essere considerato come un bonus protettivo contro il rischio di sviluppare un cancro all’ovaio. E’ infatti ormai opinione consolidata che esiste una relazione inversa tra numero di cicli ovulatori nella vita di una donna e il suo rischio di sviluppare un carcinoma ovarico. Meno sono, cioè, i cicli mestruali, che mensilmente inducono una proliferazione dell’epitelio che riveste la superficie dell’ovaio, e meno probabile è l’insorgenza della malattia, ma le ragioni di tale relazione sono ancora da accertare.



Il lavoro di un gruppo di ricerca italiano ora avanza l’ipotesi che per fare una stima dell’effetto protettivo non basti quantificare il periodo di “riposo” dell’ovaio, ma che si debbano considerare le ragioni per cui l’attività ovulatoria viene sospesa. Secondo i risultati dell’analisi, pubblicati sull’American Journal of Obstetrics and Gynecology, un anno di assenza dell’ovulazione riduce il rischio in media del 2,5 per cento, ma un anno di cicli mestruali in meno dovuto alla comparsa tardiva delle prime mestruazioni (menarca) o a quella, invece, precoce della menopausa riducono il rischio rispettivamente dell’1 e del 3 per cento, molto meno delle gravidanze (comprese quelle non portate a termine) e dei periodi di “assenza” dovuti ai contraccettivi orali, che lo abbattono dell’8-10 per cento. Per contro, un elevato numero di cicli ovulatori combinato ad una storia familiare di carcinoma della mammella o dell’ovaio esporrebbero ad un rischio triplicato rispetto alla media. I dati provengono da due studi clinici condotti nel nostro Paese che hanno coinvolto oltre 6.400 donne, delle quali 1.822 affette da tumore maligno dell’ovaio, e sono stati valutati da un team di epidemiologi di vari centri italiani, tra i quali Claudio Pelucchi, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, che ha così commentato: «L’influenza di una gravidanza portata a termine, che implica approssimativamente un anno di non-ovulazione, si è mostrata più forte di un anno di ritardo dell’età al menarca o di un anno di anticipo dell’età alla menopausa, il che indica che i fattori responsabili dell’assenza dell’ovulazione, pur essendo simili, hanno un impatto differente sul rischio di carcinoma dell’ovaio».



L’uso di contraccettivi ormonali a base di estrogeni e progestinici resta un argomento dibattuto in oncologia. Un recente rapporto dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione traccia un bilancio tra rischi e benefici per le donne che usano la pillola (circa 100 milioni nel mondo) e rileva un lieve aumento di rischio di tumore al seno (che scompare dopo dieci anni dalla cessata assunzione), del tumore del collo dell’utero e del fegato. Al contrario, risulta un consistente effetto protettivo contro i tumori dell’endometrio e dell’ovaio, con una riduzione del rischio proporzionata alla durata dell’uso contraccettivo e che permane per almeno 15 anni dopo l’ultima pillola presa. In generale, gli esperti consigliano a tutte le donne di discutere con il proprio medico i pro e contro, di natura oncologica o meno.


15/03/2007

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